mercoledì 19 ottobre 2016

Il razionalismo materico del Mercato Centrale di Roma Termini.



Si è fatto un gran parlare, tra addetti ai lavori e non, del nuovo concept che ha aperto i battenti il 5 ottobre a Roma Termini: si tratta del Mercato Centrale Roma che, come si legge nel comunicato stampa, diventa una destinazione del gusto da vivere.
Una serie di botteghe, allineate nell'ala Mazzoniana della stazione, sul fianco di Via Giolitti, uno spazio amabilmente progettato negli anni '30 dall'architetto Angiolo Mazzoni.
La squadra di tutto rispetto, con il meglio degli "artigiani" romani del cibo: si va da Gabriele Bonci, l'imperatore della pizza nella Capitale, alle carni di Roberto Liberati, al mitico Trapizzino di Stefano Calegari, passando per i fritti di Martino Bellicampi di Pastella, i funghi di Gabriele La Rocca da Oriolo Romano, le paste fresche di Egidio Michelis e i carciofi di Alessandro Conti, storica bottega di Campo de'  Fiori e Luca Veralli con i gelati e semifreddi di Cremilla.


Da fuori regione arrivano Pierangelo Fanti, che venderà cioccolato Steiner e fiori recisi, Beppe Giovale, affinatore di formaggi, Marcella Bianchi con le proposte vegetariane e vegane, l'hamburgher di chianina di Enrico Lagorio, le specialità siciliane di Carmelo Pannocchietti di Arà e la pizza spicchiata di Romualdo Rizzuti.
L'area bar rientra nella Capitale con il Caffé di Franco Mondi di MondiCaffé, mentre al piano superiore la grande "dispensa" affidata alla bottega La Tradizione di Salvatore de Gennaro da Vico Equense.
Ciliegina sulla torta il ristorante, guidato da Oliver Glowing, chef stellato che propone piatti della tradizione romana.


Questo ben di Dio affascina gli avventori con un vero e proprio percorso del gusto, alla portata di tutti dalle 7 alla mezzanotte permettendo finalmente la fruizione degli spazi della stazione con un orario lungo. Ma un fascino che non dovrebbe sfuggire a chi passerà al Mercato Centrale anche solo il tempo di attesa del treno è quello della architettura di questo fianco della Stazione Termini, parallelo ai binari "alti" di Roma Termini, notoriamente dedicati al traffico verso la direttrice tirrenica e l'Aeroporto di Fiumicino.   
L’Ala Mazzoniana, tutelata dalla Soprintendenza per i Beni Culturali, razionalizzò l’edificio laterale di via Giolitti, lungo oltre 300 metri e alto quasi 30 metri: Fu progettato per accogliere i principali servizi ai viaggiatori, con altissime volte in mattoncini a cui fanno da contrasto marmi pregiati.


La Cappa ospitava il ristorante di stazione, con pareti e pilastri in lastre di Marmo ed una vera e propria cappa da cucina (da qui il nome) rivestita anch'essa in marmo, con misure di tutto rispetto; 10 metri di altezza, 15 di lunghezza per una larghezza di 4.
Recentemente ripristinata dopo essere stata destinata ad Air Terminal e magazzino, ospita ora il Mercato Centrale Roma nella monumentalità dei suoi locali.


La pietra utilizzata dall'architetto Mazzoni viene commercialmente denominata Breccia Medicea o Breccia di Serravezza, dalla località omonima da cui veniva storicamente estratta, sita sul Monte Corchia nelle Alpi Apuane. Da Serravezza, le attività  estrattive si sono successivamente spostate nella località  di Stazzema, distante una decina di chilometri verso est.
E' una pietra ornamentale di grande fascino, che genera forti contrasti di colore proprio per le sue origini geologiche, Per la descrizione troviamo aiuto nel database della collezione litomineralogica dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), da cui sono tratte le notizie qui sotto.
La Breccia Medicea è una pietra ornamentale caratterizzata da un fondo rosso-violaceo o nero, contenente macchie (clasti) di colore assai variabile: bianco, rosa, rosso, verde chiaro o grigio, aventi forma spigolosa, spesso allungata con tendenza all'iso-orientazione, e dimensioni da millimetriche a centimetriche. Sono presenti anche venature di colore grigiastro, larghe da alcuni millimetri a pochi centimetri, ad andamento irregolare.


Questa pietra possiede notevole eterogeneità nell'aspetto, non solo passando da un sito estrattivo all'altro ma anche all'interno della stessa cava. Per questo motivo, con il perdurare della coltivazione nelle diverse epoche, si sono succedute varietà  del litotipo dall'aspetto anche notevolmente differente. La denominazione di Breccia di Serravezza o Serravezza antica (dall'omonima località  di cavatura) può essere utilizzata per indicare i tipi estratti ed impiegati in epoca romana.
La denominazione di Breccia Medicea, invece, può essere utilizzata per indicare i tipi estratti ed impiegati in epoca rinascimentale (quando le cave erano sotto la podestà  della famiglia Medici di Firenze). La Breccia Medicea possiede un fondo violetto contenente macchie gialle, rosse, verdi o grigie, di dimensioni da millimetriche a centimetriche.


Sotto l'aspetto petrografico, la Breccia di Serravezza è una breccia tettonica (roccia sedimentaria clastica), successivamente sottoposta a metamorfismo di basso grado. Il litotipo originario, a composizione prevalentemente carbonatica, ha quindi subito una debole ricristallizzazione, con tendenza all'iso-orientazione dei clasti. I clasti hanno composizione prevalentemente calcitica e subordinatamente dolomitica. Il cemento contiene clorite, ematite (da cui derivano le colorazioni sui toni del rosso-violaceo) e sostanze carboniose (da cui derivano le colorazioni sui toni del nero). Altri costituenti mineralogici accessori sono quarzo e pirite. Oltre al carbonato di calcio e magnesio, quindi, la roccia contiene anche silice e allumina.

Visitare il Mercato Centrale può essere una ottima occasione per ammirare questa unicità architettonica, solleticando il palato con le bontà che ospita al suo interno.

lunedì 10 ottobre 2016

Settimana del Pianeta Terra, dal 16 al 23 ottobre tornano i “Geoeventi” in tutta Italia.

foto Press Play

Torna per il quarto anno la Settimana del Pianeta Terra, il Festival nazionale della Scienza che quest’anno coinvolgerà con 313 Geoeventi” oltre 230 diverse località, enti di ricerca, associazioni, università, evento di cui avevamo già raccontato nei mesi scorsi su Geologia e Cucina.

Obiettivo degli organizzatori: avvicinare adulti e ragazzi alle Geoscienze e promuovere le risorse naturali più spettacolari e poco conosciute del Paese.
Sette giorni di manifestazioni in tutta Italia e decine di migliaia di persone coinvolte: torna per il quarto anno la “Settimana del Pianeta Terra”, il Festival della Scienza che dal 16 al 23 ottobre 2016 trasformerà le città italiane in laboratori a cielo aperto.
Obiettivo del Festival è avvicinare adulti e ragazzi alle Geoscienze, trasmettendo l'entusiasmo per la ricerca e la scoperta scientifica. Per farlo, oltre 230 località italiane per una intera settimana verranno animate dai “Geoeventi” organizzati da università e scuole, enti di ricerca, enti locali, associazioni culturali e scientifiche, parchi e musei, mondo professionale. Dalle escursioni alle visite guidate, dai laboratori didattici e sperimentali alle attività musicali, passando per conferenze, workshop e spettacoli: la “Settimana del Pianeta Terra” offrirà eventi adatti a tutti, valorizzando il patrimonio geologico italiano e mettendo a disposizione l’offerta naturalistica del Paese, fatta di montagne e ghiacciai, grandi laghi, fiumi, colline, coste e paesaggi marini, isole, vulcani. Il festival intende infatti promuovere un turismo culturale, sensibile ai valori ambientali, diffuso su tutto il territorio italiano.
Con i Geoeventi saranno messe in risalto le risorse naturali più spettacolari e poco conosciute che spesso, senza saperlo, si nascondono proprio a due passi da casa.
Con i Geoeventi sarà possibile vestire i panni del Geologo per un giorno” con escursioni per conoscere dal vivo come il geologo raccoglie i dati da Gaia e ne trae una miniera di informazioni per la ricostruzione degli ambienti del passato. Saranno raccontate le mille sfaccettature del territorio italiano: dal Nord al Sud si racconteranno i vulcani, anche attraverso la poesia e la pittura, i laghi e le lagune, le frane e le loro cause. Un occhio di riguardo sarà rivolto alla Basilicata e a Matera con una giornata che presenterà al grande pubblico le peculiarità geologiche della regione, attraverso un viaggio che dal capoluogo lucano condurrà fino alla Capitale Europea della Cultura per il 2019.

Territorio e arte: alla scoperta dei paesaggi della Gioconda
In quanti sanno che il panorama alle spalle della Gioconda esiste ed è ancora oggi riconoscibile? Si trova tra Toscana, Marche, Umbria e Romagna e a svelarlo sarà proprio uno dei Geoeventi della Settimana della Terra, in grado di unire la scoperta del territorio e dell’ambiente a quella dell’arte. Anche la letteratura sarà protagonista con un emozionante viaggio tra le solfare della Sicilia e la storia di Ciaula scopre la luna, capolavoro di Luigi Pirandello.

Nei laboratori in cui si studiano i terremoti
I terremoti sono purtroppo spesso di attualità nel nostro Paese, per questo è molto importante studiare con attenzione i movimenti e gli eventi sismici che si registrano nel sottosuolo italiano per capirne meglio i meccanismi. Tra gli eventi dedicati a questi fenomeni per la Settimana del Pianeta Terra, c'è quello del Centro Ricerche Sismologiche dell'Istituto Nazionale di Oceanografia e Geologia Sperimentale di Udine, che dedicherà incontri e visite guidate ai laboratori dove operano i sismologi e gli esperti del centro, per dare la possibilità di conoscere da vicino il loro lavoro.

Dalla Terra...alla Luna in un GeoeventoViaggiare nello spazio e nel tempo fino a 300 milioni di anni fa: non è fantascienza ma la geo-escursione organizzata sulle Alpi Carniche che porterà i più avventurosi a scoprire depositi sedimentari fossiliferi che 300 milioni di anni fa si accumulavano in uno straordinario scenario fatto di fiumi, delta e mari bassi. Nel Parco Nazionale dell’Aspromonte si incontra invece un Geosito tra i più particolari in Italia, quello della grande Frana Colella, di rilevanza europea ed internazionale: costituisce infatti uno dei più estesi fenomeni franosi d’Europa, in rocce cristallino-metamorfiche.

Alla scoperta delle zolfatare marchigianeChiuse ormai da oltre mezzo secolo, rimane solo il ricordo delle miniere di zolfo delle Marche e di un distretto minerario di importanza mondiale che, dopo la Sicilia, era il maggiore del Paese. L'industria solfifera italiana, che per secoli detenne il monopolio mondiale, ora però non esiste più. Ma come e quando si è formato lo zolfo nelle Marche? Come si estraeva? Che uso se ne fa? A queste ed ad altre domande si cercherà di dare una risposta con attività interattive e un “caffè scientifico” con intermezzi letterari e musicali sul tema, al Museo della Scienza di Camerino (MC).

Sabato 22  ottobre 2016 con l'aiuto degli amici della ProLoco e del Comune di Sant'Angelo Romano, di Ispra (che quest'anno ha  dato il patrocinio alla manifestazione e che organizza ben tre eventi), insieme a Marco Giardini, paleo ed archeobotanico presso l'Università La Sapienza di Roma, vogliamo replicare il successo dello scorso anno, narrando le meraviglie carsiche dei Monti Cornicolani, a nord est di Roma, tra le quali spicca il Pozzo del Merro, la cavità carsica allagata più profonda del mondo (-392 metri).

Per presentare la manifestazione La Settimana del Pianeta Terra ha organizzato due tour con l'intento di dare un assaggio di quello che  saranno gli eventi in programma dal 16  al 23 ottobre su tutto il territorio italiano.
Il primo si è svolto in Valle d'Aosta. Nel secondo abbiamo partecipato anche  noi. Guidati dall'associazione GeoNatura e con l'assistenza delle Guide del Parco Regionale dei Castelli Romani, e accompagnati dagli organizzatori i professori Rodolfo Cocconi e Silvio Seno, sono stati visitati i  centri di Nemi con  l'omonimo lago e  Castel Gandolfo affacciato  anch'esso sul  lago da cui prende il nome.

foto Press Play
E' stata poi la volta  di Tusculum,
foto Press Play

antica città romana, di cui tra  l'altro è ancora conservato il bellissimo teatro e da  dove si gode una vista unica sull'intero edificio vulcanico.

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La visita si  è conclusa a Monte Porzio Catone con la  visita al Museo Diffuso del vino, costituito da tre  sale ospitate in ambienti destinati alla lavorazione e alla conservazione del vino, i cosiddetti  tinelli, dove è stato  illustrato lo stretto legame tra  produzione  vinicola in tutte le  sue  fasi dalla  coltivazione  alla  distribuzione e gli stretti legami  con  il territorio.
foto Press Play

Ultimissima tappa la visita di un'azienda vitivinicola con l'illustrazione del  percorso produttivo con un assaggio di  vini e  prodotti enogastronomici locali.
foto Press Play

Tutte le foto del tour fatte da Gelogia e Cucina sono sulla nostra pagina Facebook:
QUI

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Maggiori informazioni su
Sito: www.settimanaterra.org
Facebook: Settimana del Pianeta Terra
Twitter: @SettimanaTerra


Ufficio stampa Settimana del Pianeta Terra:
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