mercoledì 8 giugno 2016

La via Salaria tra sorgenti, antiche chiese e fosse inaspettate.




Lo spirito dei nostri racconti è quello di stimolare la scoperta ed invitare, innanzitutto il lettore, alla visita di luoghi che è possibile raccontare solo limitatamente nello spazio di un post. Esistono, ad esempio, antiche vie che le odierne richieste di mobilità hanno trasformato in assi a rapido scorrimento: in questi casi intere aree e piccoli centri abitati, la cui micro-economia veniva sostenuta anche da fruitori di questi strade, specie nel comparto turistico, sono ora tagliate fuori da un frettoloso passaggio sulle quattro corsie di asfalto.
La Strada Statale Salaria non fa eccezione: numerose rettifiche e varianti ne velocizzano l'avvicinamento verso l'Adriatico, fonte di approvvigionamento dell'antico sale romano.


Più di un tratto merita un rallentamento, con la complicità degli autovelox fissi disseminati lungo il percorso: ad una ventina di km oltre Rieti, la prima sosta d'obbligo è quella della Piana di San Vittorino, tra il gruppo del Terminillo e quello del Velino, a poco più di 400 metri di quota s.l.m.. Si tratta di una delle aree maggiormente indagate dell'intero Lazio, per l'incredibile concentrazione di geodiversità racchiuse in poco più di 7 km quadrati. Siamo in un contesto ambientale unico, in un comprensorio costellato di sorgenti e canali, nonché dai corsi omonimi del Velino e del Peschiera.
L'intero ambito è anche un Sito di Interesse Comunitario, per la presenza di una eccezionale diversificazione di habitat, legati in gran parte all'ambiente acquatico.
La piana è caratterizzata da una importante circolazione idrica termominerale, sfruttata già in epoca antica (le Terme di Cotilia) con una significativa attività di emissione di gas, che dissemina la zona di un numero significativo di sorgenti, come ci testimonia l'immagine di apertura dei laghi termali.

La zona sotto l'aspetto geologico è molto complessa, in quanto è legata alla convergenza di diverse formazioni che la tettonica ha frammentato ed impilato: troviamo così calcari di antiche piattaforme coralline, sedimenti più fini dei bacini di mare aperto, torbiditi generate dal disfacimento delle catene montuose in formazione, terreni alluvionali più recenti che hanno colmato progressivamente la piana.
Senza entrare in un dettaglio accademico, ci limitiamo ad elencare i maggiori fenomeni oggi osservabili, che fanno proprio della Piana di San Vittorino un unicum dell'intera penisola.
Sul versante sinistro della pianura sono localizzate le sorgenti carsiche del Peschiera che, con una portata di quasi 20 metri cubi al secondo, risultano tra le maggiori in Europa e costituiscono una insostituibile fonte di approvvigionamento idropotabile per l'intera provincia di Roma, capitale compresa.
Questo particolare assetto geologico ha permesso la genesi di numerosi sprofondamenti del suolo, anche localizzati, noti come sinkhole. In uno di questi, proprio in corrispondenza di una curva della via Salaria, è finita una Chiesa del 1600.

L'ingresso della Chiesa di San Vittorino
Si tratta di un sito di incredibile suggestione, il cui fascino è aumentato anche da una certa pericolosità nell'accesso; il dinamismo del sottosuolo è testimoniato da un laghetto limpidissimo sul pavimento completamente scomparso, all'interno del quale si assiste ad una continua fuoriuscita di gas sotto forma di bolle. Particolare come uno dei principali episodi che generarono lo sprofondamento della Chiesa, sia legato ai grande terremoti appenninici del 1703, di cui abbiamo parlato anche in altri post.

La risorgiva all'interno della Chiesa di San Vittorino
I fenomeni geologici hanno determinato una grande influenza sugli elementi antropici introdotti nell'area da almeno sue secoli. Basti pensare alla modifica del corso del Fiume Velino che originariamente si snodava ai piedi del Monte Nuria e, a partire dal 1883, venne posizionato al centro della piana con alveo sospeso e rettificato, per evitare le frequenti alluvioni che generava. Anche la linea ferroviaria venne ripetutamente dislocata in posizione mediana per problematiche di dissesto, mentre la via Salaria subì solo piccole rettifiche perché fondata su rocce carbonatiche e non sui depositi alluvionali di colmamento, maggiormente soggetti a sprofondamenti.

Il Fiume Velino
Ma una delle scoperte più curiose, che ci ha ispirato immediatamente la connessione tra i due temi dominanti del nostro blog, l'abbiamo riscontrata con la visita al nostro amico Eugenio, uno tra gli infaticabili promotori di Gustovino, in occasione della annuale "apertura della fossa".
Questa tradizione famigliare, che si ripete da alcuni anni, diventa occasione conviviale che coinvolge il piccolo centro abitato di Ponte, frazione di Castel S.Angelo, posto alle propaggini orientali della piana di cui si è parlato, e consiste nella "riesumazione e consumazione" di alcuni formaggi posti ad affinare avvolti in teli, juta e paglia, al termine del periodo estivo, in una piccola cavità scavata nella roccia. La tecnica richiama la tradizione storica di stagionatura che ha nelle aree di Sogliano al Rubicone (FC) una delle loro massime espressioni organolettiche, conferendo ai formaggi sapori piccanti e tipici odori pungenti.



Senza scomodare questi "mostri sacri" dell'arte casearia italiana, tutelati dal marchio D.O.P. e simbolo ancora una volta dell'enorme patrimonio che offre la nostra penisola nel settore agroalimentare, ma visti gli incoraggianti risultati al nostro palato del formaggio pontese, ci siamo addentrati nelle verifiche in sito per scoprire che, proprio l'assetto geologico, rappresenta un'inaspettata convergenza tra il "microhabitat" che si crea nelle fosse di affinamento, per la presenza di terreni che appaiono sostanzialmente assimilabili per entrambi i siti.
Qui sotto le carte geologiche di Ponte di Castel S.Angelo e di Sogliano al Rubicone, ove affiorano i "Tufi", così dalla terminologia locale, in quanto pietre porose adatte al taglio e utilizzate spesso come materiale da costruzione: in realtà si tratta di litologie arenacee fortemente cementate.


Carta Geologica d'Italia 1:100.000 Foglio 139 "L'Aquila" e legenda
(http://193.206.192.231/carta_geologica_italia/tavoletta.php?foglio=139)

Carta Geologica d'Italia 1:100.000 Foglio 100 "Forli" e legenda
(http://193.206.192.231/carta_geologica_italia/tavoletta.php?foglio=100)


Se nei "tufi" della Val Marecchia si cela buona parte dei segreti delle fosse romagnole, nel "tufo" che affiora in modo esteso nei versanti lungo il corso del Velino sono state scavate le cavità dove per qualche mese hanno subito il processo di affinamento i formaggi che abbiamo degustato.

Litologia, genesi, terminologia, età assimilabile: un'incredibile coincidenza, non trovate ?


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