martedì 19 aprile 2016

Tufo, acqua e farina

Da Roma Orvieto si raggiunge in poco più di un'ora, sia in treno che in autostrada.
Il ruolo strategico della cittadina, oltre che dalla localizzazione geografica quasi al centro della nostra penisola, è dettato anche dalla sua posizione arroccata, su una alta rupe tufacea che le conferisce un ruolo di sentinella rispetto alle sottostanti valli dei Fiumi Paglia e Chiani, che scorrono alla base del colle, prima di immettersi nel Tevere.
La rupe si risale, con un repentino salto di quota, attraverso la "funicolare" che parte dal piazzale prospiciente la stazione ferroviaria e conduce al perimetro del centro storico.

L'attrazione principale di Orvieto è senz'altro la Cattedrale, capolavoro ineguagliato del gotico italiano, edificata a cavallo del 1300, la cui facciata, esempio perfetto di simmetria marmorea, è ornata da tessere dorate di mosaico, che le conferiscono un riflesso unico al tramonto e completata dal ricamo dello splendido rosone.


Orvieto offre numerosi spunti per una visita anche solo di una giornata, con il borgo incastonato tra viuzze e piazze che si snodano quasi in un labirinto, ornate di botteghe, torri e palazzi austeri.


Una delle attrazioni meno conosciute è senz'altro la visita alla Orvieto sotterranea. La città è interessata da centinaia di cavità al di sotto del piano stradale (1200 censite), una rete che  ha segnato il piastrone tufaceo, generata negli anni dalle molteplici funzioni a cui queste cavità hanno assolto: cave per materiale da costruzione, cantine per il deposito, riserve di acqua potabile.
Un interessantissimo percorso, curato dalla Associazione della Orvieto Underground, porta a discendere a pochi passi da Duomo, proprio nel cuore della rupe.


La visita è straordinaria e conduce all'interno di un mondo sotterraneo in cui, oltre a quelli che abbiamo ricordato, si scoprono ulteriori usi degli ambienti scavati nel corso dei secoli. Tra i più caratteristici sicuramente la presenza di un mulino per la produzione di olio, che offriva le condizioni ottimali di temperatura per le operazioni di frangitura e deposito 


Oppure l'utilizzo come "colombarie" che non rappresentavano, come la maggioranza dei convenuti alla visita immaginavano, i mezzi antesignani della odierna comunicazione postale, ma delle vere e proprie riserve di cibo, strategiche nel caso di assedio.


Geologicamente la rupe di Orvieto nasce dall'erosione di una serie di litologie depositate in modalità pressoché orizzontale: si parte da una serie marina di base argillosa del Pliocene, cui sono sovrapposti terreni depositati in ambiente via via continentale (la cosiddetta Serie dell'Albornoz), alla cui sommità poggia il piastrone tufaceo, la Rupe, una ignimbrite tefritico fonolitica, nota come Tufo Litoide a Scorie nere, al tetto tenace ed alla base pozzolanico, proveniente dall'apparato vulcanico Vulsino.

da www.geocoaching.com
La Rupe è visitabile attraverso un percorso ad anello che si snoda lungo tutto  il perimetro della città, anch'esso molto suggestivo, per il duplice effetto paesaggistico che determina la visuale privilegiata sul territorio circostante ed il contatto ravvicinato con le vulcaniti: Le pareti quasi verticali sono interessate da un elevato grado di fratturazione e vengono sono preservate da fitti interventi di consolidamento, lungo tutto l'affioramento roccioso.


Orvieto, nel pieno rispetto della tradizione regionale, offre numerosi spunti per una sosta enogastronomica. Nella nostra recente visita ci ha incuriosito una oleoteca con cucina che ripercorre, nei piatti, un utilizzo consapevole della materia prima e, in particolare, dell'olio che l'azienda produce. Particolarmente suggestivo il "tavolo sociale", ricavato da una grande pietra utilizzata come macina da frantoio, che ricorda nelle forme e nella litologia quella incontrata nella visita sotterranea.


Gli umbrichelli accompagnano la tradizionale lavorazione, che prevede l'utilizzo della sola acqua e farina, all'abbinamento semplice con la salsa "all'arrabbiata". Sono molteplici gli appellativi regionali con i quali si  denomina questo tipo di pasta, spesso legata all'utilizzo di attrezzi semplici che ne caratterizzano le forme: cavatelli, malloreddus, pici, corzetti, fusilli, trofie, strozzapreti e decine di altri. Frutto della "biodiversità" che solo la nostra penisola, sia dal punto di vista gastronomico che geologico, può vantare.

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